Settembre 2016
pp. 366
COLLANA: Campus — Conference Proceedings — 41
ISBN 978–88-97931–76‑8
A cura di Luigi Paganetto
Le controversie tra i paesi europei in materia di immigrazione, di sicurezza e di gestione delle questioni esterne, assieme ai crescenti fenomeni di disaffezione verso Bruxelles, rischiano di mettere in discussione l’intera costruzione europea. Pur in questo contesto difficile, è però vero che una economia più solida di quella attuale, capace di ritrovare quelle condizioni di benessere ed equità, che sono state a suo tempo le condizioni di successo della EU, è una circostanza essenziale per la costruzione della nuova architettura europea, che appare oggi sempre più necessaria.
L’economia europea da molto tempo soffre di una quasi stagnazione da cui non riesce ad uscire. L’Europa, nel 2015, ha reagito a questa situazione decidendo di avviare il cosiddetto Piano Juncker, che prevede investimenti per un totale di 315 miliardi e nasce dall’idea di fronteggiare la forte caduta degli investimenti che si è verificata negli anni della crisi. È difficile stimare se gli effetti del Piano sull’economia EU saranno quelli previsti, nei tempi stabiliti. Soprattutto alla luce degli avvenimenti successivi, è la stessa dimensione del Piano ad apparire insufficiente.
Tra la fine del 2014 e l’inizio del 2015 sono apparse, sulla scena economica, tre novità che hanno cambiato il quadro di riferimento degli operatori: il dimezzamento del prezzo del petrolio; la sensibile diminuzione dei tassi d’interesse, che si è associata alla politica di Quantitative Easing della BCE e il forte deprezzamento dell’euro nei confronti delle principali valute. Si tratta di novità che, in principio, rappresentano un sostegno decisamente positivo per l’attività economica. Esse non sono, intanto, la soluzione della crisi ma, piuttosto, l’apertura di una finestra di opportunità che va utilizzata per adottare politiche strutturali che facciano ritrovare all’EU il sentiero della crescita. I problemi da affrontare sono chiari, ma le ricette per uscire dalla crisi non trovano il necessario consenso in un’Europa in cui prevalgono la frammentazione delle decisioni e le priorità nazionali.Tutto ciò accade in un momento di grande trasformazione legato all’emergere della rivoluzione tecnologica che sta cambiando il mondo industriale, verso Industria 4.0 ed esigerebbe una grande compattezza delle scelte di politica economica della EU. L’irrompere del digitale porta, non solo verso un sistema di produzione diffuso ma, soprattutto, ad un cambiamento del quadro competitivo, visto che le nuove tecnologie consentono oggi nuovi standard di efficienza e nuove modalità d’investimento. Industria 4.0 promette, tra l’altro, di utilizzare al meglio le tecnologie legate all’efficienza energetica e alle energie rinnovabili che diventano strategiche in un mondo sempre più orientato all’obiettivo della sostenibilità dello sviluppo.
C’è un grande cambiamento in atto. Ce la farà l’Europa a cavalcarlo? Si può rendere coerente la politica d’investimento EU decisa con il Piano Juncker e gli obiettivi della politica per innovazione e ambiente dell’Europa? È questa la sfida che la EU deve affrontare, se vuole riprendere il cammino della crescita.
Luigi Paganetto, professore emerito; presidente della Fondazione Economia Università di Roma Tor Vergata — FUET; Coordinatore del “Gruppo dei 20 — How to Revitalize Anaemic Europe”; docente di Economia Europea presso la Facoltà di Economia Tor Vergata e presidente del Villa Mondragone International Economic Seminar; docente alla Scuola Nazionale di Amministrazione — SNA. Già preside della Facoltà di Economia dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”; presidente dell’ENEA; Segretario Generale dell’International Economic Association; consigliere economico del Governo cinese per la Provincia dello Jiangsu; rappresentante italiano nell’High Level Group per la Strategia di Lisbona; vice presidente del CNR; rappresentante italiano nel Comitato per la politica economica dell’OCSE. Autore di articoli e libri nel settore della macroeconomia, dell’economia internazionale, dell’economia industriale ed europea, dell’energia e dell’ambiente.
AUTORI: Angelo Airaghi, Federico Arcelli, Gloria Bartoli, Franco Bassanini, Patrizio Bianchi, Luigi Bonatti, Maria Gabriella Briotti, Rocco Cangelosi, Roberto Crapelli, Sergio De Nardis, Benedetto Della Vedova, Francesco Felici, Ernesto Felli, Lorenzo Fiori, Gian Luca Galletti, Paolo Guerrieri, Sergio Lugaresi, Agostino Mathis, Maurizio Melani, Marcello Messori, Stefano Micossi, Enzo Moavero Milanesi, Luigi Paganetto, Giuseppe Pennisi, Edoardo Reviglio, Pasquale Lucio Scandizzo, Giovanni Tria, Salvatore Zecchini.