Settembre 2022
pp. 132
COLLANA: Studi di management, finanza e fiscalità d’impresa – 14
ISBN: 979-12-80164-39-1
Il lavoro affronta il tema della Blue Economy e dell’economia del mare, con il proposito di indagare le modalità di applicazione dei suoi principi da parte delle PMI, attraverso uno studio qualitativo di pratiche messe in campo da alcune piccole imprese che operano nel settore della pesca e dell’acquacultura per portare sulla tavola dei consumatori un cibo che sia rispettoso dell’ambiente, delle specificità locali e della dignità del lavoro umano. Negli anni più recenti la Blue Economy, intesa come complesso di risorse e di pratiche che ruotano intorno all’economia marina, è diventata il centro delle strategie europee ed anche del Next Generation UE e dei Piani di Ripresa e Resilienza. Con un con- tributo di 180 miliardi di euro – pari all’1,5% dell’economia UE – e con l’impiego del 2,3% della forza lavoro del continente, la Blue Economy assume una decisa centralità nei modelli di sviluppo dei singoli Paesi (EU, 2021). Con il termine Blue Economy si intende un particolare modello di sviluppo basato sulla sostenibilità, che abbia l’obiettivo di im- pattare positivamente sulla salute di mari, oceani, laghi e fiumi. In particolare, rientrano in questa visione tutte le attività riguardanti il mare e le coste, come ad esempio le attività portuali, la pesca, il trasporto marittimo e il turismo costiero, che vanno ri- pensate in termini di sostenibilità (Pauli, 2010). A differenza della Green Economy che impone ai Paesi e alle aziende di fare investimenti per essere sostenibili, la Blue Economy propone di trovare soluzioni che coniughino la tutela dell’ambiente con le ragioni dello sviluppo, migliorando le attutali tecniche di produzione con il fine di creare posti di lavoro e maggiori ricavi senza la necessità di ulteriori investimenti (Zhijun e Nailing, 2007; Pauli, 2010; Bear, 2017). Alla base di questo processo ci sono certa- mente l’innovazione tecnologica e lo scambio di conoscenza; in- fatti, si parla spesso di Blue Thinking, cioè la capacità di tutelare l’ambiente senza ritenere questa attività come un onere per lo sviluppo (Steven et al., 2019). Per l’Italia, terzo Paese in Europa per valore aggiunto creato con un contributo al PIL pari al 9%, con oltre duecentoventimila aziende e oltre novecentomila addetti (EU, 2021), la Blue Economy rappresenta la chiave di uno sviluppo che supera la divisione nord – sud e contribuisce alla valorizzazione delle specificità territoriali.
Pasquale Sasso, ha conseguito il Dottorato di Ricerca in Imprenditorialità e Innovazione presso il Dipartimento di Economia dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”. Le sue tematiche di ricerca ruotano intorno al Management, con particolare riferimento ai settori della cultura, del turismo e del food. La sua specializzazione in Pianificazione Strategica, Business Development e Innovazione Digitale lo hanno portato a collaborare con alcune delle più importanti istituzioni culturali e aziende italiane. È autore e co-autore di pubblicazioni su importanti riviste nazionali come Economia della Cultura e Il Capitale Culturale e internazionali come International Journal of Managerial and Financial Accounting. Infine, è impegnato in numerose attività di Peer Review per importanti riviste come Il Capitale Culturale e International Journal of Tourism and Hospitality Management in the Digital Age.