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Novembre 2015
pp. 305
COLLANA: Tempi Moderni – 11
ISBN: 978-88-97931-60‑7
Prefazione di Lucio D’Ubaldo
Negli ultimi anni, “euroscetticismo” è un concetto entrato nel linguaggio dei politici e dell’opinione pubblica fino a diventare una formula magica in grado di risolvere i problemi originati dalla crisi economica nella quale il continente da tempo si dibatte.
Sull’onda della contestazione di milioni di cittadini europei, si sono andati formando attorno a questa formula movimenti di opinione e partiti politici, che rivendicano il diritto di mutare il concetto di Europa e del sentimento europeo come si sono andati formando nel corso del secondo dopoguerra. Insomma, “euroscetticismo” è diventato il contraltare della “piena integrazione” perseguita con ostinata determinazione da illustri statisti per un così lungo periodo di tempo.
Il libro racconta la nascita a Praga di questa contestazione in tempi non sospetti (la crisi economica doveva ancora arrivare) ad opera di un noto politico ceco, che per certi aspetti potrebbe oggi definirsi profetica. Erano i primi anni del terzo millennio e le maggiori cancellerie europee rigettavano sdegnosamente le aperte, seppur articolate, critiche nei confronti dell’UE e dei suoi principali simboli — la progettata Costituzione e la moneta unica — dell’allora Presidente della Repubblica ceca, Václav Klaus (osteggiato peraltro dallo stesso governo nazionale a guida socialdemocratica).
L’Autore – in quegli anni Ambasciatore d’Italia a Praga – nel rievocare le vicende politiche di quel periodo, mette in rilievo l’azione precorritrice di Klaus diretta a far prendere le distanze al proprio Paese dai propositi accentratori di Bruxelles. Dalla lettura di queste pagine si può anche capire meglio il significato delle crescenti critiche rivolte all’Unione Europea, che nella sostanza travalica i confini della situazione contingente per focalizzare l’analisi sul reale motivo che rende più difficile la soluzione dell’“equazione europea” ossia il progressivo aumento del numero dei suoi membri in quanto ulteriori nuove incognite dell’equazione stessa.
Giorgio Radicati ha iniziato la carriera diplomatica nel 1967 ed ha prestato servizio in Europa, negli Stati Uniti e in Sud America, trascorrendo, tra l’altro, dodici anni tra Washington e New York. Dal 1978 al 1984 è stato Capo dell’Ufficio Africa sub-sahariana per la Cooperazione e lo Sviluppo al Ministero degli Affari Esteri, portando avanti numerose ed importanti iniziative a favore dei paesi di quell’area. Console Generale a New York (1998–2003), Ambasciatore d’Italia a Praga (2003–2007), Ambasciatore dell’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e Cooperazione in Europa) a Skopje, in parallelo, ha coltivato le arti visive e la scrittura. Nel corso degli anni ha pubblicato articoli, saggi e libri tra cui: “Macedonia e dintorni” (2009), sulle esperienze professionali nei Balcani, “11 Settembre io c’ero” (2011), narrazione dell’attentato alle Torri Gemelle, “Un diplomatico senza portafoglio” (2014), romanzo storico sulla vita del conte Giovan Battista Belli di Sardes.