Aprile 2016
pp. 140
COLLANA: Tempi Moderni — 14
ISBN: 978–88-97931–69‑0
Dal punto di vista militare e geopolitico, il teatro afghano rappresenta un punto di attrito con un’area instabile che si allarga alla regione e genera preoccupazione per la sicurezza internazionale. Dal vissuto della diplomatica italiana, responsabile per la riforma della giustizia in Afghanistan, emergono i temi scomodi alla base delle incomprensioni, politiche e culturali — all’interno dell’Alleanza e con le Istituzioni internazionali e locali — nonché dell’insufficienza di risposte, concrete ed adeguate, alla risoluzione della complessa questione afghana.
Un variegato — talora ironico, amaro e divertente — excursus sul tessuto socio-culturale afghano nonché sul contributo degli sponsors occidentali, che rivela gli aspetti meno noti e più controversi della cooperazione nel Paese. Un ambiente, quello afghano, forte e diretto ma anche violento e ambiguo, così come affiora da una visione consapevole delle circostanze. Non c’è, né potrebbe esserci, un pronostico sugli sviluppi finali perché le vicende afghane sono legate alla complessità degli interessi in presenza, sia a livello locale che sul piano internazionale.
Rimane la descrizione fedele di un panorama geopolitico che, nella storia recente, segnò — per primo — il ciclo dei grandi cambiamenti politico-militari della nostra epoca.
Jolanda Brunetti, Ambasciatore, ha vinto il Concorso diplomatico nel 1967 ed è stata una delle due prime donne a entrare nella carriera diplomatica italiana. È stata inviata a Kuala Lumpur, New York e Parigi. è stata Capo Missione a Yangon (allora Rangoon), Tashkent, Dushanbè e Kiev. Infine è stata nominata Coordinatore speciale per la riforma della giustizia in Afghanistan, dove ha soggiornato per due anni.